
Il Consiglio comunale di Andria ha approvato la delibera relativa alla proposta di finanza di progetto per la rifunzionalizzazione e gestione ventennale della piscina comunale. L'intergruppo consiliare evidenzia gravi irregolarità che rendono la procedura adottata "non conforme ai principi di legalità, trasparenza e tutela dell'interesse pubblico".
Di seguito le ragioni riportate in una nota stampa dell'Intergruppo consiliare:
1. Violazione dell'indirizzo consiliare del 19 maggio 2024 La delibera è stata sottoposta al Consiglio solo in fase di ratifica, eludendo l'indirizzo espresso che imponeva un preventivo passaggio politico, come previsto, individuando gli obiettivi di qualità del servizio. Il Consiglio è stato privato della possibilità di esprimersi in fase di indirizzo, compromettendo il ruolo di indirizzo e controllo dell'organo elettivo.
2. Richiamo a norma non più vigente. La procedura è stata costruita su presupposti giuridici superati, con il surrettizio richiamo a una norma decaduta. La proposta del privato ha subito continue variazioni, anche a febbraio e a luglio del 2025, rendendo di fatto inapplicabile la norma previgente e aggravando l'instabilità dell'intero impianto procedurale.
3. Incongruità del Piano Economico Finanziario reale Il PEF presentato dal privato risulta privo di congruità tecnica ed economica. L'investimento di € 876.894,00 (IVA esclusa) è autodeterminato, senza alcuna verifica sulla necessità.
4. Canone concessorio irrisorio. e proporzionalità degli interventi. L'emendamento proposto dalla maggioranza introduce un canone annuo di appena € 2.400,00, pari a € 200,00 mensili, per vent'anni di utilizzo dell'impianto. Una cifra simbolica che svende il patrimonio pubblico e rappresenta un'anomalia nel panorama nazionale, assimilabile paradossalmente all'applicazione dell'equo canone a una struttura sportiva.
"L'incapacità di questa Amministrazione di gestire al meglio gli edifici e le risorse pubbliche è acclarata proprio da queste scelte di coinvolgimento sistematico" dei privati, che agiscono – per l'appunto – da privati, non prendendo in alcuna considerazione le finalità sociali per cui il bene pubblico è stato realizzato e ignorando i finanziamenti disponibili per una gestione, anche in sinergia con soggetti privati, che salvaguardi sempre l'interesse pubblico.
